Educare in fuga. Un “luogo per la memoria” per i ragazzi ebrei salvati a Villa Emma
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2035-7141/13869Parole chiave:
Fuga, Ebraismo, Nazismo, Emigrazione, Educazione, Luoghi della MemoriaAbstract
Tra il 1942 e il 1943 Nonantola (MO) è stata luogo di un “incontro impensabile” tra 73 ragazze e ragazzi ebrei stranieri (tedeschi, austriaci e bosniaci) e la comunità locale, in piena guerra fascista al fianco della Germania nazista. Grazie alle relazioni create, dopo l’8 settembre fu organizzata la fuga dei ragazzi verso la Svizzera, da dove nel 1945 ripartirono verso la Palestina. Nei loro diari e testimonianze, raccontano come il periodo trascorso a Villa Emma abbia rappresentato un tempo di pace durante la fuga. In particolare, la dimensione educativa riveste un’importanza cruciale: i responsabili del gruppo compresero come la salvezza fisica non fosse sufficiente. Studio, formazione personale e collettiva, vita di comunità divennero gli elementi essenziali per costituire l’argine contro la perdita di speranza. Dal 2015 Fondazione Villa Emma ha iniziato un percorso per la creazione di un “luogo per la memoria” per questa storia, interrogandosi anche su quali forme di “visitazione” proporre. Recenti studi mostrano infatti come le politiche memoriali non abbiano impedito la crescita di fenomeni quali razzismo e intolleranza, mettendo in luce come sia necessaria una riflessione profonda per definire nuove forme di approccio ai luoghi di memoria, che ne sappiano confrontare la complessità e la natura “contaminata”.
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