Beyond the border: segni di passaggi attraverso i confini d’Europa
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2035-7141/13871Parole chiave:
Borderscape, confine, fotografia, migranti, segno linguisticoAbstract
Molto si è scritto di confini e border zones tra Stati, da diverse prospettive, in relazione ai fenomeni migratori. Negli ultimi trent’anni i confini, non solo in Europa, sono aumentati e si sono consolidati. In seguito alle cosiddette “crisi migratorie” si sono inoltre rafforzati i meccanismi di controllo dei confini, nonché la loro “spettacolarizzazione” (De Genova 2019). Ciò ha avuto l’effetto di accentuare non solo i processi di “illlegalizzazione” delle persone che – sprovviste di documenti considerati validi – hanno tentato e tentano di attraversare i confini, ma anche il tenore ansiogeno del racconto, grazie all’uso di metafore che evocano “invasioni”, “assalti”, “scontri”. Questa iper-visualizzazione del conflitto di confine ha tuttavia marginalizzato altre possibili concettualizzazioni e racconti dei confini, a cominciare dalla invisibilizzazione dei confini “indicibili” (quelli esternalizzati, ad esempio) e, di contro, dalla narrazione delle molteplici dinamiche umane e sociali che proprio intorno al confine, e nelle zone di “frontiera”, si concretizzano quotidianamente, a cominciare da quelle (multi)linguistiche. Per mezzo di un lavoro sul campo cominciato nel 2017 e ancora in corso, si è cercato di osservare – anche grazie all’uso dell’immagine fotografica – i segni linguistici prodotti ed esperiti dai vari attori sociali che intorno al confine interagiscono, si confrontano, e si contrappongono. Si è cercato così di condurre una prima analisi sociolinguistica del borderscape, che appare tanto più feconda quanto più appaiono complessi, mescolati e stratificati i codici in gioco e i loro usi.
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