Storie migranti a teatro. Gabriele Vacis e le pratiche teatrali per la cura della persona
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2035-7141/18982Parole chiave:
Migrazione, Pratiche teatrali, Narrazione, Gabriele Vacis, CuraAbstract
Il contributo approfondisce alcuni dei progetti teatrali e pedagogici realizzati dal drammaturgo e regista Gabriele Vacis e dall’Istituto di pratiche teatrali per la cura della persona fondato nel 2017, che hanno avuto come protagonisti migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Attraverso l'analisi del lavoro di Vacis, si verifica come l'esperienza artistica, nel restituire pieno diritto di cittadinanza alle parole e ai corpi dei migranti, possa costituire una forma di narrazione alternativa rispetto ai discorsi e agli sguardi irreggimentati sulla migrazione proposti dai media e dalle narrazioni dominanti. Si esaminano, in particolare, i due progetti “Pensieri Migranti” e “Colloqui d’amore” realizzati nel biennio 2017-2018. Sono gli strumenti del teatro che Vacis impiega per moltiplicare, anche al di fuori del teatro e a prescindere talvolta dagli esiti spettacolari, le possibilità di inclusione e di partecipazione attiva dei migranti. Il primo di questi strumenti è la Schiera, marca distintiva del suo teatro, intesa come pratica di educazione alla relazione con l'altro nella sua radicale alterità, senza tentativi di annessione o annullamento, ma nel segno dell'ascolto, dell'attenzione e di quel rispetto che Emmanuel Lévinas individua come base imprescindibile di ogni relazione autenticamente etica.
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