Narrazioni incrociate. La Palestina raccontata da E. W. Said e J. Mohr
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2035-7141/18975Parole chiave:
Fototesto, Cultural Studies, Identità, Displacement, Palestina, Said, MohrAbstract
Una delle questioni centrali nate dall’incontro tra migration studies e cultural studies è quella legata alla rappresentazione dei soggetti di esperienze traumatiche come quelle delle migrazioni non sicure, delle diaspore, delle guerre, dei disastri climatici. Particolare attenzione è rivolta in questo contesto all’agency di questa rappresentazione, ovvero a chi è il soggetto della storia: chi racconta queste storie, a chi, per conto di chi? Non si tratta di certo di una domanda nuova, ma di una questione che ogni approccio critico alla cultura ha sempre sollevato, dalla critica letteraria agli studi sui media, dalla filosofia politica alla cultura visuale. Partendo dall’incontro tra letteratura e cultura visuale, questo saggio affronta la rappresentazione dell’identità culturale del popolo palestinese attraverso un genere specifico, a metà tra letteratura e fotografia: il fototesto. Nello specifico sarà analizzato After the Last Sky. Palestinian Lives di E. W. Said e J. Mohr (1986), un esempio ancora significativo per il discorso critico sull’identità palestinese. Attraverso la rappresentazione fototestuale, Said e Mohr dimostrano in che modo le espropriazioni, i reinsediamenti e l’esilio hanno influito sulla vita quotidiana e culturale di questo popolo. Soprattutto, questo lavoro si concentrerà sulla necessità per i palestinesi di diventare soggetti della propria storia e di farla ascoltare.
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